domenica 28 settembre 2014

Dall'esotico alla tradizione

Quando ho scritto il post sul sartù, per il blog dell' MTC, mi son venute in mente due cose: a) che tanto tempo fa, quando i miei figli erano piccoli, preparavo spesso del riso cotto in metà acqua e metà passata di pomodoro, b) che era da tempo che volevo provare una bellissima ricetta presente ne "La cucina napoletana" di Jeanne Carola Francesconi: il timpano del cardinale, che, come il sartù, si prepara in uno stampo a tronco di cono. Il corto circuito mentale è stato immaginare di fare il timpano col riso, anziché con gli ziti. Inoltre, ho deciso di usare, al posto del fior di latte, la stracciatella di burrata. Non avevo mai 
cucinato la stracciatella, immaginando che, una volta cotta, perdesse le sue peculiarità. Errore: non solo rimane comunque diversa da altri latticini, ma conferisce una nota delicata che rende il piatto strepitoso. 
Il risultato è stato uno sformato comunque da occasioni speciali, ma più fresco del sartù e ricco di intensi profumi mediterranei.
Essendo solo in due, ne ho fatto uno abbastanza piccolo (lo stampo è da 13 cm), ma credo che, fatto in uno stampo più grande, il rapporto tra i pomodori all'esterno ed il riso sia più equilibrato.

Timpano del quasi cardinale

Riso Arborio                       200 g
Passata di pomodoro          100 ml
Acqua                                 100 ml + 1 cucchiaio
Pomodori perini                  20
Stracciatella                        200 g
Pecorino romano                 40 g
Pan grattato                         4 cucchiai
Olio                                     3 cucchiai
Basilico
Aglio                                   1 spicchio
Sale

Tagliare a metà i pomodori, privarli dei semi, salarli e metterli a sgocciolare su una griglia per mezz'ora.
Mettere nel mixer il pangrattato, l'aglio, 2 cucchiai d'olio e abbondante basilico; frullare il tutto. Spalmare questo composto sui pomodori, disporli su una leccarda unta d'olio ed infornare a 150 gradi, fino a che i pomodori saranno cotti, ma senza far colorire troppo il pan grattato.
Mettere il riso in una ciotola piena d'acqua e sciacquarlo, cambiando l'acqua 3-4 volte, fino a che diventa limpida. A quel punto, lasciare il riso a mollo per 20 minuti. Trascorso questo tempo, scolarlo, sciacquarlo ancora una volta e metterlo in una casseruola, versarci sopra l'acqua, la passata di pomodoro, un cucchiaio d'olio ed il sale. Mettere sul fuoco e, quando inizia a bollire, abbassare la fiamma, coprire con un coperchio e far cuocere per 10 min. Spegnere il fuoco e far riposare il riso per altri 10 min. Sgranare il riso con una forchetta e condirlo col pecorino romano grattugiato.
Rivestire il fondo e le pareti di uno stampo a tronco di cono con carta forno unta d'olio da entrambi i lati. Coprire il fondo dello stampo con uno strato di pomodori, tenendo la buccia rivolta verso l'esterno. Mettere nello stampo un po' di riso e iniziare a rivestire le pareti dello stampo coi pomodori. Per evitare che i pomodori cadano, fare una prima fila, aggiungere un po' di riso, poi sistemare un'altra fila di pomodori, altro riso e così via. Lasciare una cavità al centro del riso, in cui mettere la stracciatella. Chiudere col riso e coprire con un ultimo strato di pomodori. Io ho il brutto difetto di non leggere le ricette fino alla fine, per questo motivo, mi era sfuggito che l'ultimo strato di pomodori dev'essere  fatto da pomodori crudi, cosparsi di pan grattato. Io, invece, ci ho messo quelli cotti e, come si può vedere dalla foto, si sono coloriti un po' troppo. Però, è solo una questione estetica, perché il sapore non ne risente.

I pomodorini, prima di andare in forno














giovedì 25 settembre 2014

Intrecciando

Era da tempo che volevo provare a fare un cestino di pane. Cercando in rete, ho trovato questo video di Viva la focaccia, che mi è parso molto istruttivo. In realtà, questo cestino è fatto con pasta di sale, che è più facilmente lavorabile di un impasto per pane. Come primo tentativo, sono abbastanza soddisfatta e trovo che la decorazione con le foglioline sia venuta proprio carina. Dentro, ho messo i miei soliti panini semidolci.

Cesto in pasta di sale

Farina 00             500 g
Acqua                 260 + 20 ml
Sale fino             260 g
Tuorlo                1
Impastare tutti gli ingredienti, fino ad ottenere un impasto omogeneo. Rispetto alla ricetta originaria, io ho dovuto aggiungere 20 ml di acqua in più, perché, evidentemente, la mia farina ne assorbiva di più.
Per l'esecuzione, rimando al video, che è molto più esplicativo di qualunque descrizione verbale.
Io ho tolto il cesto dal forno dieci minuti prima, l'ho fatto raffreddare, l'ho smodellato e, con il tuorlo, vi ho attaccato le foglie, spennellando anch'esse di tuorlo. Poi, ho rimesso in forno, a completare la cottura.












giovedì 18 settembre 2014

Dell'inutilità del traduttore di Google

Spesso, su Facebook, ci si ritrova inseriti, senza sapere come (visto che nessuno ci ha mai chiesto se volevamo farne parte), in gruppi di varia natura. Tra i tanti, io mi trovo in un gruppo di cucina creato da un signore turco, nel quale convivono, in beata reciproca incomprensione, sia Turchi che Italiani. Trovo la cosa estremamente frustrante, perché vedo tante foto che mi incuriosiscono, senza poter risalire alla ricetta.
Quando, però, in una ricetta ho letto una parola che conoscevo -tahini - ho cercato di approfondire, dal momento che io sarei capace di mangiare quantità invereconde di hummus, di cui la tahini è un ingrediente fondamentale. 
Ho aperto il link al blog dove era pubblicata la ricetta e, ovviamente, mi ha preso lo sconforto, perché non ci capivo nulla. Un barlume di speranza si è acceso, quando, sulla pagina, è apparsa, in alto a destra, una finestrella che chiedeva: "vuoi tradurre questa pagina?" Siii!!!
Ho così appreso:
a) che anche in Turchia ci sono tifosi dell'Inter, così appassionati da voler rifornire la loro squadra di zucchero e cannella
b) che l'olio può essere attraversato, anche se non è specificato con quale mezzo
c) che i Turchi sono un tantino megalomani, visto che, laddove noi, con della farina, ci facciamo una modesta fontana, loro ci fanno addirittura una piscina
d) che esistono vassoi di carta laici e, quindi, suppongo esistano anche vassoi clericali...
Insomma, la traduzione era quasi tanto incomprensibile quanto l'originale.
A quel punto, ho deciso di tener buoni alcuni ingredienti e il metodo di formatura, deducibile dalle foto e, per il resto, fare di testa mia.
Giusto per farci due risate, riporto la sciagurata traduzione e, di seguito, la mia ricetta.

Tahini Zucchero Buns
Autore:

Mohamed Meral Guler

Materiali:

3 tazze di tè di latte tiepido
Olio vegetale 1 tazza
6.5-7 farina tazza di tè
1 bustina di lievito secco istantaneo
1 cucchiaio di zucchero semolato
1 cucchiaino di sale
Noce (per l'Inter)
1 tazza di tahini (da attraversare)
1/2 tazza di olio (da attraversare)
1 tazza di zucchero (per l'Inter)
1 cucchiaio di cannella (per l'Inter)
3 cucchiai odore di inoculo (da attraversare)
Preparazione:
Prendi manico del recipiente di miscelazione. 
In zucchero, sale, lievito aggiungere. 
Aprire il centro della piscina. 
Incorporate il latte tiepido e il burro. 
Preparare una pasta di aderire a gestire. 
Impastare per circa cinque minuti. Venite alla consistenza di pasta, lasciando le mani Consenti facilmente. 
Il vostro impasto deve essere morbido e sarà dato consistenza malleabile. 
Coprire fuori a temperatura ambiente per 1 ora di fermentazione. 
3 Dividere la pasta, in Böyter piatto, la metà di un pollice di spessore rettangolare aperta. 
Olio di sesamo Aprire e oli che si possono librarsi sopra la pasta. (Figura 1) 
Di zucchero, miscela di spezie e cospargere con le noci. (Figura 1 - Figura 2) 
Tahini pasta come in figura rende la lunghezza e la larghezza della piazza e piega. (Figura 4 - Figura 5) 
Tutto ciò che fate la prima piazza dopo piazza pasta fanno cospargere la farina sul bancone, aprire un centimetro sottile. (Figura 6) 
Precise due dita di spessore pezzi lunghi. (Figura 7) 
Ruotando intorno a sé fa parte del turno. (Figura 8 - Figura 9) 
Che i laici vassoio carta oleata. 
Preriscaldare il forno a 180 gradi e cuocere per 20-25 minuti. 
L'inoculo Contenuto Odore: 
Chiodo di garofano, cannella, rosa appassita, una piccola quantità di nero macinazione pepe hazılran. Isparta, che è unica per questa miscela in panini e dolci come inoculo usato per dare sapore e l'odore. 

Suggerimento: 
Lievito istantaneo, lievito fresco, perché avevo preferisco non odore così pesante. 
* Se lievitata la pasta e impastare fino a quando il più morbido per quanto tempo sarebbero bagel. 
* Accelera la fermentazione dello zucchero, dolci sapore. 
* Utilizzare latte invece di acqua alla pasta elasticità e morbidezza, migliora il sapore. Tu sei sicuramente scaldare il latte eklenmelidir accelerare la fermentazione. 
* Dopo aver modellare la vostra pasta sul vassoio del periodo di attesa (fermentazione vassoio) garantire che almeno 15-20 minuti. In questo modo, essi saranno panini molto di più deliziosi e morbidi. 
* Io di solito lievitata la pasta nella parte inferiore del forno durante la cottura ho messo 2 tazze di acqua. In questo modo, non lievito secco, è sempre morbido. 
* Se si presta Ricette misurando quanto dovrebbe essere dato diversi materiali di apportare modifiche alle ricette. Per questo, l'esperienza è maturata nel tempo. 
* Pasta di lievito pazienza e tempo. Se hai fretta il risultato è il fallimento. 
* Non dimenticare di tirare besmele, essere felici, essere arrabbiato e triste, sguardo positivo, è meglio non essere frettoloso o pasta fermentata non lo fa. Questa regola si applica a ogni boccone effettivamente entrare nel nostro stomaco. 


Girelle alla tahini e noci

Farina W 350                        280 g
Burro                                     50 g
Latte                                     140 ml
Lievito di birra                     6 g
Zucchero                              2 cucchiai
Sale                                      1 cucchiaino
Noci                                     1/2 tazza
Tahini                                  1 cucchiaio
Mix di spezie                       3 cucchiaini
Tuorlo                                  1

Versare la farina nella ciotola della planetaria, aggiungere il latte e lasciar riposare per 30 minuti (autolisi). Aggiungere il lievito sbriciolato ed iniziare ad impastare. Quando l'impasto comincia ad incordare, aggiungere, poco alla volta, il burro a temperatura ambiente. Aggiungere il sale e lo zucchero. Quando l'impasto apparirà ben incordato, formare una palla, coprire la ciotola e far lievitare fino al raddoppio. A questo punto, stendere l'impasto sulla spianatoia infarinata, formando un rettangolo. Spalmare la tahini sull'impasto, spolverizzare con le spezie (io ho usato il "pisto", cioè il mix di spezie che si usa per fare i roccocò e che è composto da cannella, noce moscata, chiodi di garofano ed anice stellato) e distribuirvi sopra le noci grossolanamente tritate. Piegare l'impasto in tre, come si fa quando si piega un foglio di carta da lettere per metterlo in una busta. Spianare col matterello e ritagliare delle strisce larghe 3 cm, nel senso della lunghezza.


Attorcigliare le strisce su se stesse e poi arrotolarle a spirale, come si fa con un tubo per innaffiare (in termini marinareschi, si direbbe "abbisciare")
Spennellare le girelle così ottenute col tuorlo sbattuto con un po' di latte e far lievitare per un'ora-un'ora e mezza. Infornare a 200 gradi per 15 minuti.
Bè, non sapremo mai come siano quelle originali, ma la mia versione ci è proprio piaciuta.





lunedì 15 settembre 2014

Dal sud dell'India

Quando si è saputo che il tema dell' MTC  di settembre era il riso e le sue tecniche di cottura, nessuno si è stupito più di tanto, dal momento che chiunque conosca il suo blog, sa che Annalena è esperta di cucina giapponese come pochi . 
Inevitabilmente, nella mia mente, l'associazione di pensiero che è scattata è stata: Riso-Asia-India, indirizzandomi, ipso facto,  verso una delle cucine che amo di più.
Amo così tanto questa cucina che, dal momento che, a Napoli, ristoranti indiani non ce ne sono, ogni volta che mi trovo in un'altra città, me ne cerco uno. Mi è capitato, così, di trovarmi a mangiare indiano a Salisburgo, a Londra (ma lì è quasi scontato), oppure a St. Tropez, dove, a parer mio, si trova il miglior ristorante indiano nel quale io abbia mai mangiato fuori dall'India e che rappresenta una tappa obbligata, ogni volta che mi trovo da quelle parti.
Pur di mangiare indiano, mi son trovata a sfiorare comportamenti degni di denuncia al Telefono Azzurro. 
Eravamo negli USA e, dopo un fantastico giro tra Yellowstone, Grand Teton, Grand Canyon, Foresta Pietrificata ecc., approdammo a Los Angeles. Fu così che, una sera, facemmo cenare i ragazzi (mia figlia, all'epoca, aveva 11 anni e mezzo e mio figlio poco più di 9), li riportammo in albergo, raccomandammo loro di chiudersi dentro e di non aprire a nessuno per nessuna ragione, e, tranquilli che tanto loro parlavano inglese anche meglio di me, ce ne andammo al ristorante indiano. Avremmo anche potuto risparmiarci questa figura da genitori degeneri perché l'esperienza fu alquanto deludente.
Tornando all' MTC, in cerca di ispirazione, sono andata a spulciare questo sito, consigliatomi dai miei amici indiani come molto affidabile. Immediatamente, ho individuato la ricetta che mi sembrava si prestasse meglio ad interpretare le regole del gioco. Ho dovuto fare qualche modifica, un po' per necessità, un po' in base ai gusti personali, ma il risultato è stato all'altezza delle aspettative. Come spesso accade, quando si ha a che fare con le cucine etniche, si finisce con l'averne un'idea un po' appiattita, per cui ci sembra che una tradizione culinaria possa essere riassunta e/o rappresentata da un gruppo ristretto di sapori e preparazioni. Un po' come accade agli Americani, che pensano che basti usare pomodoro, aglio ed origano per fare un piatto italiano... Ecco, questa è una ricetta diversa, con una sua precisa individualità: non è curry, non è tandoori, non è tikka masala, non è biryani.

Lemon rice

Per il riso
Riso Basmati                  200 g
Acqua                             300 ml
Olio evo                         1/2 tbs
Sale

Per il condimento

Semi di cumino             1/2 tsp
Semi di mostarda                  "
Curcuma                                "
Peperoncino rosso        1
Peperoncini verdi         6
Ceci lessati                   200 g
Arachidi non salate      100 g
Succo di limone           80 ml
Olio evo                       2 tbs
Sale

La sera prima, mettere in ammollo i ceci e, il giorno dopo, lessarli.
Mettere il riso in una ciotola e sciacquarlo, più volte, fino a che l'acqua risulterà limpida; a quel punto, lasciarlo in ammollo per  20 minuti. Mettere l'acqua in un pentola, aggiungere il sale e l'olio e mettere sul fuoco. Appena prende il bollore, versare il riso, abbassare la fiamma, coprire con un coperchio pesante e far cuocere per 15 minuti, senza mai mescolare. Nel frattempo, mettere in una padella (io ho usato il wok) le arachidi e farle tostare brevemente. Appena appaiono belle dorate, levarle e aggiungere, nello stesso olio, le spezie, il peperoncino rosso (ovviamente, la quantità di peperoncino varia secondo i gusti ed il grado di piccantezza dello stesso) ed i peperoncini verdi, tagliati in quattro e privati dei semi. Aggiungere i ceci lessati e scolati e cuocere a fiamma vivace, per un paio di minuti. Una volta che il riso sarà cotto, sgranarlo con una forchetta e versarlo nella padella, insieme alle arachidi. Saltare il riso con gli altri ingredienti, aggiungere il succo di limone ed il sale e servire.

Cosa ho modificato

La ricetta originale prevedeva il chana dal, cioè ceci neri, privati del rivestimento esterno e tagliati a metà. Non avendoli, ho usato normalissimi ceci ed in quantità maggiore, rispetto a quanto indicato da Manjula. Così come ho dovuto fare a meno delle foglie di curry. Ho aumentato la quantità di peperoncini verdi, perché uno mi sembrava davvero poco (e, poi, devo pur smaltire la super produzione del mio orto...). Amando tantissimo il cumino, sono stata tentata di aumentarne la dose, ma, per fortuna, non l'ho fatto: l' equilibrio tra le varie spezie è perfetto così.
        






lunedì 8 settembre 2014

Cucinare in compagnia

Non sono bravissima a cucinare insieme ad altre persone. Per dirla meglio, posso farlo solo in due condizioni: o con persone che sanno cucinare, per cui, ci si divide i compiti ed ognuno sa cosa deve fare, oppure con persone che non sanno cucinare, ma son capaci di seguire pedissequamente le mie direttive, senza azzardare apporti personali. Le condizioni intermedie sono, dal mio punto di vista, solo una gran perdita di tempo.
In realtà, esiste una terza opzione: cucinare assieme a distanza. Può sembrare strano, ma non lo è. Ad esempio, ricordo quando, ai tempi d'oro del forum de La Cucina Italiana, essendo gli utenti non sono in Italia, ma sparsi un po' in giro per il mondo, si stabilì un menu e, compatibilmente con i fusi orari, lo si cucinò in contemporanea.
Un' altra maniera per cucinare insieme a distanza è quella di scegliere una ricetta e prepararla ognuno a casa propria, confrontandosi, poi, su risultati, difficoltà, tips and tricks. 
Teresa De Masi, l'admin del forum Gennarino.org, lancia spesso di queste iniziative. Una delle ultime aveva come tema una ricetta dello chef Peppe Guida, del Ristorante Nonna Rosa di Vico Equense: il delicato sorrentino. Quando la ricetta è stata proposta, ero in vacanza, per cui ho dovuto aspettare di rientrare per procurarmi il necessario e procedere. Purtroppo, non ho trovato il formato di pasta usato dallo chef  (il mischiato delicato del Pastificio dei Campi), ma ho comunque impiegato una pasta di Gragnano.
Riporto la ricetta, così come è stata postata da Teresa, (che ha avuto la fortuna di vederla preparare da Peppe Guida in persona) corredandola con le mie modifiche e le mie osservazioni. Per la discussione sulla ricetta, vi rimando qui.

Delicato Sorrentino

320  g mischiato delicato del Pastificio dei Campi
          (io pasta mista di Gragnano IGP)
600  g di pomodori datterini gialli in succo 
2     spicchi d’aglio
200 g mozzarella di bufala campana dop
Parmigiano Reggiano stravecchio q p (lo chef suggeriva anche un caciocavallo o un provolone, importante che siano ben stagionati) 
100 g di panna (sarebbe meglio di bufala, ma non si può avere tutto dalla vita)
50 g di pesto
60 g olio e.v.o. di tipo fruttato leggero
Pepe nero di sarawak q.b. (omesso causa gastrite...)
Sale di trapani q.b.   (io sale "plebeo")
1 limone non trattato, preferibilmente di costiera
20 foglioline di basilico
Lecitina di soia      (una punta di coltello)

Preparazione

Mettere a bollire dell’acqua.
In una casseruola mettere l’olio e l’aglio (tenendo da parte un po’ di olio per l’aggiunta finale) , far soffriggere dolcemente a fuoco basso e aggiungere i pomodorini. Aumentare il calore, in modo che il sugo prenda subito il bollore (importante perché i pomodorini non si disfino) senza e aggiungere la pasta e portare a cottura "risottando", aggiungendo cioé acqua bollente un po’ per volta.

Tagliare quindi a dadini a mozzarella e strizzarla, in modo da recuperarne il latte. Sistemarla quindi sul fondo del piatto, condirla con il pesto e dare una leggera grattugiata di limone. Preparare la schiuma di latte, montando il latte recuperato dalla strizzatura della mozzarella mescolato alla panna, aggiungendo la lecitina. Ho aggiunto la lecitina, perché sul forum avevo letto delle difficoltà incontrate nell'ottenere la schiuma ed ho pensato che l'aggiunta di un agente emulsionante ne avrebbe agevolato la formazione e così è stato.

Una volta ultimata la cottura della pasta - prestare attenzione che non diventi troppo asciutta: è importante che questa rimanga avvolta in un sugo cremoso ma leggermente liquido, come si vede dalle foto - regolare di sale pepe e sistemare nel piatto.

Spolverare di formaggio e aggiungere la schiuma di latte di bufala. Aggiungere quindi una ulteriore grattugiata di scorza di limone e rifinire con giro di olio e foglioline di basilico.
Piatto delicatissimo, ma dalle tante sfumature di sapore. Mi faccio un unico appunto: avrei, forse, dovuto mantenere il piatto un po' più brodoso (anche se lo era più di quanto appaia dalla foto), ma si vede che, poiché la nostra tradizione contempla sempre primi asciutti (vedi la pasta e fagioli che, altrove, è una minestra, mentre, da noi, è densa) mi son fatta prendere la mano dall'abitudine. A questo punto, ho una gran voglia di andare a provare l'originale...




giovedì 4 settembre 2014

Aria d'autunno

La zucca, insieme ai funghi, sembra essere l'ortaggio autunnale per eccellenza, ma la verità è che le zucche nuove appaiono già adesso.
Chissà perché le zucche lunghe, sembrano essere sparite dal mercato, ormai, si trovano quasi esclusivamente quelle a turbante. Eppure, a me, quelle lunghe sembrano molto migliori. Ovvio che, quando, sabato scorso, dal fruttivendolo, mi son trovata davanti delle zucche lunghe non eccessivamente grandi, ne abbia subito comprata una intera. Acquisto forse un po' eccessivo, visto che, in casa, sono l'unica che la mangi, ma non potevo lasciarmi scappare l'occasione.
Per cominciare ad usarla, ho pensato di fare degli spatzle. Il resto, si vedrà come cucinarlo.

Spatzle alla zucca  (x 2)

Zucca                             200 g
Farina                            200 g
Uovo                             2
Latte                             150 ml
Sbrinz                           80 + 30 g
Zafferano                     1 bustina
Burro                            40 g
Granella di mandorle  2 cucchiai
Noce moscata
Pepe
Sale

Cuocere la zucca, tagliata a pezzi, a vapore. Una volta cotta, metterla a sgocciolare in un colino, per un paio d'ore. Mettere nel bicchiere del frullatore ad immersione la zucca, la farina, le uova, il latte, gli 80 g di Sbrinz grattugiato, lo zafferano, il pepe ed una generosa grattugiata di noce moscata. Frullare il tutto, ottenendo una pastella densa, ma ancora fluida. Tostare in padella la granella di mandorle. Mettere sul fuoco una pentola con dell'acqua salata e, quando arriverà a bollore, versare la pastella nell'apposito attrezzo per fare gli spatzle, facendoli cadere nell'acqua bollente. In mancanza dell'attrezzo apposito, si può usare lo schiacciapatate, ma li risultato non sarà lo stesso. Man mano che gli gnocchetti vengono a galla, raccoglierli con una ramina e metterli in un piatto. Mettere il burro in una larga padella e farlo sciogliere. Quando inizia a schiumare, mettere gli spatzle nella padella e farli saltare. Impiattare, aggiungendo il resto dello Sbrinz grattugiato, pepe e la granella di mandorle.




Per chi non lo conoscesse, questo è l'attrezzo apposito








lunedì 1 settembre 2014

Ancora qui

E rieccomi qui! 
Giugno e luglio son stati due mesi orribili, mesi di preoccupazioni serie, di arrabbiature ed amarezze. Una situazione del genere non poteva non influenzare la mia cucina. Cucinare ho cucinato, ma spesso gli esperimenti non mi riuscivano, se pure riuscivano, non mi piaceva la foto e se, per miracolo, mi riuscivano sia la ricetta che la foto, non avevo nessuna voglia di mettermi a scrivere un post leggero e scanzonato... Insomma, è stato un momento no anche per il blog. Ma, adesso, ritemprata dalle vacanze, sembra che la voglia di spignattare e condividere mi sia tornata.
In vacanza, al solito, ho cucinato tantissimo per la numerosa truppa familiare, ma si è trattato sempre di cose di ordinaria amministrazione, a causa anche di una "platea" poco incline alle novità. Su tutti, mio cognato che, benché viva a Milano da oltre 40 anni, apprezza solo una cucina stra-napoletana.
Anche quest'anno, il clou è stato rappresentato dalla festa per il compleanno del bambino di mio nipote, che mi ha vista, con mio sommo divertimento,  per due giorni in cucina. Mi sono resa conto che, dopo tanti buffets, sono un po' a corto d' idee, quindi, in linea di massima, ho preparato cose già note. Urge aggiornare il repertorio, anche perché, per il "Catering zia Mariella", c'è già un altro Battesimo in vista...
Questo il menu:

Plum cake alle olive
Plum cake al pesto
Girasole ricotta e spinaci
Brioche rustica
Polpettine nocciola e pistacchio
Pizze
Brownies
Crostata con marmellata di pesche noci
Gelato alla nocciola, al caramello e al cioccolato
Torta pirati

Plum cake alle olive

Farina 00                             180 g
Uova                                    3
Panna fresca                        100 ml
Olio evo                              100 ml
Emmentaler                        150 g
Olive nere e verdi               200 g
Lievito per pizze salate      1 bustina
Sale
Pepe                                    (io non l'ho messo)

              
                                            
Sbattere con una forchetta le uova con l'olio e la panna. Aggiungere la farina setacciata con il lievito e  l'emmentaler grattugiato. Salare e pepare. Versare il composto in uno stampo da plum cake imburrato e infarinato ed informare a 180 gradi per 45 minuti. Il plum cake al pesto era uguale, solo che ho dimezzato l'olio, eliminato le olive ed aggiunto 4 cucchiai di pesto senza aglio, per via dei bambini, che, ovviamente, non l'hanno mangiato... I genitori, in compenso, si.



Brioche rustica

Farina 00                                500 g
Burro                                      100 g
Uova                                       5
Latte                                       70 ml
Salame                                    200 g
Fontina                                   200 g
Lievito di birra                      1 cubetto
Sale

Sciogliere il lievito nel latte tiepido e aggiungerlo alla farina.  Impastare. Aggiungere le uova, il burro morbido a pezzetti ed impastare, sbattendo vigorosamente (l'impasto dev'essere un po' molle). Aggiungere il sale, il salame e la fontina tagliati a dadini ed amalgamare. Versare in uno stampo a ciambella imburrato ed infarinato e far lievitare fino a quando l'impasto avrà raggiunto il bordo dello stampo. Infornare a 180 gradi, per 50-60 minuti.
P.S. avessi letto questa ricetta da un'altra parte, avrei cominciato a "riscriverla": avrei usato meno lievito, avrei sostituito metà della farina 00 con una Manitoba, avrei fatto un lievitino, avrei aggiunto uova e burro un po' alla volta, alternandoli. Ma quella che ho scritto era la ricetta che faceva mia mamma, che di glutine, di bighe e di forza delle farine non sapeva nulla e a me piace ripetere esattamente i suoi gesti, impastando a mano e "schiaffeggiando" con forza l'impasto, come lei si raccomandava sempre. E viene, comunque, una roba eccezionale.
Adesso, un po' di foto. Cominciamo col panorama che avevo davanti, quando ero sulla "mia" spiaggetta ( e dimostriamo che, quando non si tratta di cibo, le foto mi vengono decisamente meglio...)


Le mezzelune di sfoglia



Gli spiedini di sformato di verdure


Il girasole, fatto con pasta brisé e farcito con ricotta e spinaci, evoluzione, in meglio, del tentativo fatto qui. (Ricordarsi, per una prossima volta, di fare il cordone periferico un po' più "ciccioso", in modo da avere "petali" più pieni).



La brioche di mammà


La tavola imbandita, dove è possibile vedere anche, i plum cake, la crostata e le polpettine di carne, rotolate nella granella di nocciole e di pistacchi.



La torta, per me, è sempre un punto dolente, perché, come ho detto più volte, le torte decorate non sono nelle mie corde, per cui, io mi son limitata a fare le basi e, poi, la mamma del festeggiato ha provveduto alle decorazioni. Ho fatto una base di pan di Spagna al cioccolato, bagnato con succo d'arancia, diluito con acqua e zucchero e farcito con crema chantilly. Essendo il tema della festa i pirati ed avendo, per combinazione, uno stampo della Nordicware a forma di galeone, ho fatto, con l' impasto usato per la torta dell'anno scorso, la nave dei pirati che è stata poggiata sulla base.