mercoledì 24 aprile 2013

New York parte II

Come Dio volle, in un gelido venerdì di febbraio, io ed i miei cervelli di rana in azoto liquido sbarcammo nella Grande Mela. Il Grande Capo del laboratorio dove avrei lavorato venne a prendermi al JFK e mi portò alla Rockefeller University. Per prima cosa, mi fece visitare il laboratorio e depositare i preziosi cervelli in un contenitore più grande di azoto liquido e, poi, mi mollò all' Housing Office, dove dovevano assegnarmi l'alloggio, salutandomi con un: "Ci vediamo lunedì". Sbrigate un po' di formalità, finalmente l'impiegata mi consegnò un mazzo di chiavi, la cui funzione mi illustrò con queste parole: "Questa chiave apre il portone d'ingresso, quest'altra la porta della stanza e quest'ultima è per Jim"... Jim??? CHI CAVOLO E' JIM??? Vuoi vedere che non solo mi hanno dato una stanza da condividere, ma mi tocca pure un coinquilino maschio??? A mia discolpa, devo dire che ero stanca per il viaggio, emozionata da tutte quelle novità, preoccupata di non capire abbastanza  la lingua, sottosopra per il jet lag, altrimenti credo che, se fossi stata più lucida, avrei capito che non si trattava di Jim, ma di Gym(nasium)... Si, in pratica, era la chiave della palestra... Che figura!
Una volta preso possesso della mia stanza, anche per resistere alla tentazione di mettermi a dormire alle 19, mi misi a svuotare le valigie. Tirati fuori beauty case, phon, spazzole ecc. mi diressi verso il bagno e....panico! la porta non si apriva!! Presi il famoso mazzo di chiavi, ma no, non c'era nessuna chiave che aprisse la porta del bagno. E mò?....Uscii fuori, alla ricerca di qualcuno, ma, di venerdì sera, i corridoi della Sophie Frick's Hall erano deserti. Il panico cresceva...Finalmente, mi imbattei in un uomo della security, a cui raccontai il mio dramma. E lì si svelò l'arcano: in pratica, il dormitorio era strutturato in modo che due stanze adiacenti condividessero il bagno, per cui, l'inquilina dell'altra stanza, sapendo che la stanza dove alloggiavo io era vuota, teneva perennemente chiusa dall'interno la porta che dava accesso alla stanza assegnatami...
Tutto questo solo nelle prime 4 ore di permanenza sul suolo americano...Per fortuna, non andrò sempre così, anche se equivoci, incomprensioni e discrasie culturali ci furono ancora, con esiti, tutto sommato, abbastanza esilaranti, specie se ripensati alla distanza.
E di sicuro l' MTC di questo mese, avendo come tema una ricetta così profondamente "made in USA", mi ci ha fatto ripensare. Una delle tante cose che vengono in mente, pensando agli Stati Uniti, è l'incredibile mescolanza di razze e culture, il famoso "melting pot", per cui mi è parso legittimo fare una versione del chili, che coniugasse la ricetta texana con la mia passione per la cucina indiana, in un ponte ideale, che unisce la terra degli "Indiani con le piume" con quella degli "Indiani che han fame", per citare Cochi e Renato ( e mi si perdoni la political incorrectness). E se il primo chili ci era piaciuto, questa versione ci è piaciuta mooooolto di più!!!

East-West Chili

Polpa di vitello a dadini              400 g
Cipolla                                      1/2
Olio evo                                    1 cucchiaio
Pancetta affumicata                    60 g
Chana masala                            1 cucchiaino
Pasta di peperoncino                  1/2 cucchiaino
Sale

Rosolare nell'olio la cipolla tagliata a fettine sottili e la pancetta a dadini, fino a che la cipolla si sarà disfatta. A quel punto, mettere nel tegame la carne tagliata a cubetti, aggiungere la pasta di peperoncino (preparata come spiegato da Anne) ed il chana masala. Incoperchiare  ed infornare a 120 gradi per 3 ore. Trovare il giusto bilanciamento tra quantità di peperoncino e di chana masala è stato fondamentale, perchè il rischio era quello di ottenere una miscela incendiaria. 
Come accompagnamento ho scelto un side dish tipicamente americano.

Corn oysters ( da "American Style Cooking" di Betty Crocker)

Farina autolievitante        1/2 tazza
Uovo                             1
Mais in scatola                250 g
Olio per friggere
Sale

Battere l'uovo e aggiungervi la farina, creando una pastella non molto densa. Aggiungere il mais sgocciolato e sciacquato; salare. Scaldare l'olio in una padella e farvi cadere il composto a cucchiaiate. Sgocciolare bene su carta assorbente.

Per il pane, invece, sono tornata in India ed ho fatto dei naan

Naan 
(ricetta presa da qui, sito che i miei amici indiani mi dicono essere molto affidabile)
Farina 00                          1 tazza
Lievito di birra disidratato   1/2 tsp
Sale                                  1/2 tsp
Zucchero                           1/2 tsp
Bicarbonato                       1 pizzichino
Olio evo                            1 tbs
Yogurt greco                     1 e 1/2 tbs
Acqua tiepida                    40 ml
Sciogliere il lievito di birra nell'acqua calda e lasciar riposare per 10 minuti. Setacciare la farina con il bicarbonato,lo zucchero ed il sale.  Mescolare l'olio e lo yogurt ed aggiungere alla farina. Aggiungere anche il lievito sciolto nell'acqua ed impastare. Far lievitare in una ciotola coperta per circa 3 ore. Trascorso questo tempo, dividere l'impasto in 4 pezzi uguali e stenderli, formando dei dischi sottili. Infornare a 250 gradi, preferibilmente su pietra refrattaria, per circa 4 minuti. Una volta cotti, andrebbero spennellati con del burro chiarificato, io non l'ho fatto, ma erano buoni lo stesso. Inoltre, forse, avrei dovuto stenderli un po' più sottili, ma a noi son piaciuti così, un po' "cicciottelli".
Nota: sia per i corn oysters che per i naan, io ho usato olio evo, anche se le ricette originali prevedevano altri tipi di grassi.






 Con questa ricetta partecipo all' MTC di aprile 2013


6 commenti:

  1. Sei stata originalissima, Mariella, ad accostare due mondi tanto distanti e sapori così particolari: il risultato è certamente intrigante! Grazie
    Dani

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  2. :))))) Molto divertente il tuo racconto, soprattutto la storia di Jim.

    Ottimo il chili col naan!

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  3. Non mi intendo molto di chili, ma qui mi sembra che ci sia l'incontro di più culture! Molto brava!

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  4. Ciao, scommetto che anche a te è piaciuta tantissimo questa ricetta, sto facendo un giro tra le partecipanti e trovo sempre qualcosa di stuzziacante come i tuoi Corn oysters...li proverò sicuramente!
    Se ti va passa da me!
    ciao

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  5. Sto cominciando ora a *girar per chili* e questo, beh, è un rischio per la mia bocca dolce da polentona. Ti ho letto con invidia! Queste avventure in terra straniera sono sempre state un mio desiderio... ma ho scelto altre strade!
    Bacioni
    Nora

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